Questa non è una biografia autorizzata. Ci vorranno poche righe per
capirlo e poche pagine per verificare l’obbiettività con cui l’argomento
Ronaldo viene trattato. Non ci sono omissioni volontarie, non ci sono
le indulgenze che caratterizzano i racconti agiografici in cui il
calciatore raccontato da un giornalista che si ritiene suo amico è
sempre bravo, bello, fedele, contro tutto e contro tutti. C’è invece il
racconto di un uomo che nella vita ha avuto tutto e che avrebbe potuto
avere anche di più. Un uomo che ha avuto momenti di sfortuna cosmica e
che altre volte si è andato a cercare i guai con il lanternino. C’è
tanto sentimento, questo sì. C’è l’ammirazione per quello che Ronaldo ha
rappresentato nel calcio mondiale. C’è un lungo lavoro di ricerca e di
assemblaggio: materiale raccolto negli anni, pacchi di ritagli da
quotidiani e riviste di Italia, Spagna, Brasile, Inghilterra, Olanda.
Contributi cartacei ormai ingialliti e sbiaditi, ma pieni di tutto
quello che è ruotato intorno a Ronaldo in quindici anni di carriera:
amori, amicizie, trionfi, delusioni, umiliazioni. E poi c’è stata la
nostra frequentazione quasi quotidiana per anni. Frequentazione, non
amicizia: pochi possono vantarsi di essere o essere stati amici del
Fenomeno. Magari chi come noi parla la sua lingua materna ha avuto la
possibilità di comprendere un po’ meglio certi comportamenti e le
sfumature del suo pensiero, anche se alla fine dei cinque anni
nerazzurri parlava italiano meglio di qualche suo collega indigeno. Ci
sono passaggi in questa biografia che si nascondono dietro il paravento
della terza persona singolare, ma che con una certa attenzione possono
essere facilmente individuati come episodi vissuti in prima persona.
Abbiamo ritenuto giusto mischiarli con il resto: meglio che non venga
mai perso di vista l’oggetto primario di questo lavoro che è lui,
l’unico e inimitabile Fenomeno. Ronaldo ha ancora una lunga e
meravigliosa vita davanti a sé, tra gli agi che si è meritato con il
suo talento, mentre la sua carriera da calciatore invece sta volgendo
al termine. Ha promesso che dirà stop alla fine del 2011 anche se il
suo corpo gli sta chiedendo di anticipare i tempi. Non è mai stato in
corsa per giocare il Mondiale 2010, l’ha vissuto su Twitter commentando
le partite e tirando anche una bella randellata a Felipe Melo dopo lo
sciagurato quarto di finale perso contro l’Olanda. Il suo curriculum di
campione può considerarsi completo, non sarà qualche gol a porta vuota
o un improbabile ingaggio arabo a cambiarlo. Non crediamo alle storie
scritte fuori tempo massimo, con la nostalgia ad ammorbidire ogni
ricordo. E’ quindi adesso il momento di tirare le somme di questo
viaggio meraviglioso partito da Rio de Janeiro e proseguito ad
Eindhoven, Barcellona, Milano, Madrid, San Paolo. Cercando di evitare
errori e soprattutto omissioni, proprio perché è una biografia non
autorizzata. Scritta per chi ama il grande calcio, con le sue luci e le
sue ombre.
Enzo Palladini, 22 settembre 2010
